Il dio dei Testimoni di Geova

Il nome di Dio. 

Mosè con le Tavole della legge

I Testimoni di Geova affermano che le religioni organizzate non hanno mai insegnato in verità che il nome di Dio è Geova. “Noi – dicono – intendiamo restituire dignità e onore al Suo glorioso nome”.

Sostengono questo, dicendo semplicemente che Gesù insegnando il “Padre nostro” disse rivolto al Padre: “Sia santificato il tuo nome!“, quindi questo dimostra che Dio ha un nome proprio come noi.
Citano Giovanni 17:6 “Ho manifestato il tuo nome agli uomini…“, e Romani 10:13 “Chiunque avrà invocato il nome del Signore…“.

Per loro dunque non è sufficiente chiamarlo Dio, perché ciò si riferisce alla sua posizione, ne Padre perché è un nome comune.
È evidente che questa “bomba” insospettisce chiunque non conosca il contesto delle Sacre Scritture.

In realtà, essi sostengono, Egli ha rivelato chiaramente il proprio nome al suo popolo; e citano la loro traduzione di Isaia 42:8 “Io sono Geova, questo è il mio nome“, mentre altre versioni danno: “Io sono l’Eterno, questo è il mio nome…“, e ancora: “Io sono il Signore, questo è il mio nome“; e concludono che Geova li ha incaricati di restituire la Gloria al Suo nome.


Qual’e la giusta traduzione?
È fermo il fatto che la parola corrispondente al nome è un tetragramma di sole consonanti: YHWH.
Questo tetragramma è la terza persona singolare maschile, forma semplice (qal), modo indicativo, tempo imperfetto (che in ebraico indica semplicemente una azione non finita), del verbo HAYAH = ESSERE – ESISTERE.

La traduzione esatta in italiano è: "Colui che è, che era e che sarà", cioè "Colui che esiste da sempre e per sempre"; per questo molte versioni hanno adottato “l’ETERNO”.


Da dove viene allora il nome Geova?
Lo scritto ebraico dell’Antico Testamento in origine era composto di sole consonanti, veniva vocalizzato oralmente durante la lettura.
Il nome di Dio, YHWH, non veniva pronunciato, ma era sostituito dall'appellativo ADHONAI (Signore).

I Masoreti, quando aggiunsero le vocali, applicarono a YHWH le vocali di Adhonai, e, per una mutazione vocalica ne è uscito l’ibrido Yehowah, ma, nelle letture, hanno continuato a pronunciare sempre il termine ADHONAI.

Nel XVI secolo si cominciò a pronunciare erroneamente Yehowah, ma vari indizi fonetici rivelano che tale pronuncia è falsa e che la pronuncia esatta è probabilmente YAHWEH [vedi La grammatica di ebraico del Carrozzini, edita da Marietti, pag. 19-20].

Dalle note precedenti risulta chiaro che Geova non è altro che una traslitterazione, e per giunta sbagliata, del tetragramma riferente a Dio, mentre con YHWH Dio ha voluto trasmetterci un CONTENUTO che evidenziasse la sua eternità, la sua esistenza per essenza.
È quindi assurdo tradurre YHWH con un nome proprio.

I Masoreti, erano un’autorità in fatto di ebraismo.
Erano rabbini e studiosi ebrei che fra il 500 e il 950 d.C. si occuparono di mantenere integra la pronuncia delle parole e il testo originale.

Trascrissero tutti gli antichi testi di sole consonanti, aggiungendo le vocali secondo la giusta pronuncia.
Per questo i manoscritti dell’Antico Testamento non sono più vecchi del 900 d.C. [La Parola del Signore vol. 1 – Voce della Bibbia – pag. 68].


Altri nomi e titoli.
Nella Bibbia ci sono più nomi e titoli dati a Dio, ad esempio: Elohim e Adhonai, che a volte sono usati anche per altri esseri inferiori, per i dei pagani e cananei.
Ma quando sono usati per Dio, lo Spirito Santo ha aggiunto sempre aggettivi complementari come: giusto, santo, potente (Salmo 11:7; Michea 4:13; Apocalisse 4:8). 
Quando viene indicato invece un dio falso, il contesto dimostra che è creato, limitato o straniero.

IL TETRAGRAMMA PERÒ VIENE USATO SOLTANTO PER DIO, IL CREATORE.
Considerando che una traduzione letterale perfetta del tetragramma non è possibile e tenendo presente i passaggi da una forma all'altra praticati dagli ebrei, si può dire che la traduzione “L’ETERNO” è ancora la più giusta, perché esprime il concetto del tetragramma.


Il Nome nel Nuovo Testamento.
Nel tempo in cui iniziarono gli eventi del Nuovo Testamento, gli ebrei avevano in buona parte cessato di usare l’ebraico e parlavano l’aramaico, che era affine all'ebraico, e il greco.
Fuori dall'ambiente però pochi avrebbero potuto leggere l’ebraico, il greco era invece diventato una lingua internazionale.

Da notare che fra gli scrittori del Nuovo Testamento solo l'Evangelista Luca era greco, eppure Dio li guidò a scrivere in greco-koinè per farsi capire in tutto il mondo.
La “Koinè” è il greco del popolo, il linguaggio più comune all'età ellenistica fra il 300 a.C. e il 500 d.C., e il Nuovo Testamento fu appunto scritto in “Koinè”.

Secondo la tradizione solo il Vangelo di Matteo è stato scritto in ebraico o aramaico.
Gesù e gli Apostoli quasi certamente parlavano anche il greco.
È importante rilevare che in tutto il Nuovo Testamento la parola “Dio” non è Geova, ma il greco “Kurios” che significa Signore, ciò che nell'Antico Testamento corrisponde ad Adhonai.

Anche quando l’autore cita un brano dell’Antico Testamento in cui si trova il tetragramma scrive il greco Kurios e non Geova.
I Testimoni di Geova invece, del tutto arbitrariamente, ogni volta che in greco incontrano Kurios o Teos (Signore, Dio), traducono Geova Dio, salvo quando la parola “Kurios” è riferita a Cristo.

Consideriamo inoltre la frase di Gesù: “Ho fatto conoscere loro il tuo nome…“.
Fare conoscere il nome non vuol dire andare in giro a dire: “Il nome di Dio è Geova!”, ma significa far conoscere la Sua personalità, la Sua volontà, la Sua potenza, la Sua benignità, il Suo amore per i peccatori…, e questo lo si fa anche chiamandolo Signore o Eterno.

Concludendo si può dire che, come trovata pubblicitaria, la discussione sul nome di Dio fa molto rumore, però abbiamo visto che non regge all'esame con le Scritture.
La loro speculazione non ha alcun valore; serve solo ad attirare l’attenzione su di loro come portatori di verità mentre in realtà sono portatori di confusione.

È chiaro anche, che non basta essere convinti di aver scoperto la parola con cui Mosè, Giosuè, o altri chiamavano Dio, per avere la certezza della conoscenza dell’unico e vero Dio.
Non basta pronunciare “Geova”, o qualsiasi altro nome o appellativo per essere approvati da Dio; questo metodo rientra nella magia, o come pronunciando la parola magica.
Gesù si è manifestato per rivelarci e farci conoscere il Dio d’Israele come Suo e nostro Padre, e la sua personalità è la stessa di quella del Padre.

Se noi riconosciamo ed accettiamo Gesù per quello che Lui ha detto di essere, allora siamo sulla giusta strada che ci porterà alla conoscenza piena di Dio, alla conoscenza piena del nome (personalità) di Dio.
L’Apostolo Giovanni ha scritto: “Chiunque nega il Figlio non ha neanche il Padre; chi riconosce il Figlio ha anche il Padre” (1 Giovanni 2:23).

Commenti

  1. Se il nome di Dio compare settemila volte nella Bibbia forse lui vuole che lo conosciamo. La forma Jehova è presente in molte chiese ancora prima che nascesse l'organizzazione dei TdG. Nel salmo 99 al versetto 3 è scritto "Lodino il tuo nome, santo e tremendo"...come si fa a lodare il nome di Dio se si continua a nasconderlo? Sempre nei salmi Dio è definitivo uditore di preghiere...
    Si continua ad insegnare a pregare santi e madonne ma l'unico in grado di ascoltarci è Dio...ma dobbiamo chiamarlo per nome. Dio è per molti una figura astratta che si sovrappone a quella del figlio Gesù e questo alimenta falsi insegnamenti come quello della trinità. Il nome di Dio racchiude anche un significato importante che è quello di Colui che fa divenire, che ha un proposito per l'umanità e che lo porterà a termine. Nel nome di Dio c'è la sua promessa...e chi nasconde il suo nome fa il gioco del suo oppositore che vuole toglierci la speranza. Pensiamo a quanto è importante per noi il nostro nome, di come rimaniamo male se qualcuno ci chiama in un altro modo o se lo dimentica. Pensate che Dio non ci tenga ad essere chiamato col suo nome personale?

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