Il Carnevale

Origini e analisi del Carnevale. 


Maschere di carnevale

Il Carnevale è un periodo e un evento dell’anno caratterizzato da animato divertimento e festeggiamenti burleschi; pur non essendo una festa liturgica, tradizionalmente coincide con i giorni precedenti la Quaresima.
Consiste in un rovesciamento buffonesco della realtà, spesso celebrato con balli, sfilate e cortei di carri allegorici, situazioni di incontro e festa collettiva, caratterizzate tutte dalla presenza di maschere.


La parola deriva forse dal latino “carnus navalis”, o dal latino medievale “carnem levare”, “togliere la carne” dalla dieta (in osservanza al divieto cattolico di mangiare carne durante la quaresima).

Leggendo letteralmente la parola, così com'è oggi, CARNEVALE può significare “carne-vale”, ovvero “vale la carne”, e ancora “è ammessa la carnalità”: perfettamente quello che il Carnevale vuole essere.

I festeggiamenti hanno origine molto remota e si ricollegano ad antichi riti pagani: la maschera, ad esempio, attualmente segno di buffa trasgressione e divertimento, nelle civiltà pre-cristiane, era considerata strumento atto a conferire a chi la indossava un potere sovrannaturale, o la forza degli animali sacri raffigurati; si riteneva inoltre che le manifestazioni di ilarità potessero scacciare gli spiriti maligni.

In seguito all'avvento del cristianesimo, nei riti del Carnevale vi è stato tolto, apparentemente, il carattere magico-rituale, mantenendo quelle caratteristiche di occasione di divertimento popolare eccessivo e peccaminoso fedeli all'originale. 


Il Carnevale ebbe origine dai Baccanali greci e dai Saturnali romani.
I Saturnali furono istituiti per celebrare la costruzione del tempio a Saturno, nel 263 a.C..
Originariamente, i Saturnali duravano un solo giorno, poi l’imperatore Augusto li portò a tre giorni, e Caligola a quattro; successivamente la loro durata fu estesa ad una settimana.

In quei giorni i romani si riversavano nelle strade, cantando e osannando il padre degli dei; sparivano le differenze sociali e il popolo si dava a gran feste, culminanti nel giorno dedicato alla dea Opi.

Nulla veniva rispettato e venivano dette pubblicamente delle cose che in altre circostanze non sarebbero state tollerate.

A Bacco erano invece dedicati i Baccanali, dove forse vennero usate le prime maschere, anche se studi più recenti ipotizzano che la maschera venisse già prima utilizzata dagli Egiziani e dagli Indiani.

Veniva eletto un capo festa che organizzava i giochi e in seguito si adottò un vestito che impediva di riconoscere il nobile dal plebeo, lo schiavo dal padrone, anche l’imperatore partecipava alla festa mascherata, e questo per non essere riconosciuti durante le licenziose pratiche libertine.


Anche nei Lupercali, feste in onore di Fauno, i Romani facevano uso della maschera: gli uomini si coprivano il volto con foglie di vite, sulle quali praticavano due fori in corrispondenza degli occhi.

Altrettanto facevano i soldati, che, così mascherati, formavano un corteo con caricaturali carri di trionfo, che servivano a fare della satira verso i loro capi.

Con l’avvento del cristianesimo queste feste, come molte altre, furono trasformate in eventi religiosi che spesso prevedevano processioni per lo spostamento di icone o statue di santi o madonne da un luogo all’altro, questa volta per ringraziare dei raccolti e porre le condizioni per un futuro migliore o grandi festeggiamenti popolari, sempre in onore di ricorrenze religiose appositamente create per giustificare e mantenere in vita la tradizione dei baccanali (la festa napoletana chiamata “Festa di Piedigrotta” ne è un esempio).


Il Carnevale contrasta con l’Etica Cristiana?
Sicuramente si! E non solo per le marcate origini, dalle quali ne ritrae fedelmente gli intenti e i modi di espressione.
Sicuramente non tutte le zone e tutte le persone vengono coinvolte da questo tipo di carnevale e, come avviene con tutte le altre cose contrarie alla sana dottrina cristiana, resta sempre nella libera volontà dell’individuo la scelta di praticarlo.

Si può dire benissimo che il Carnevale serve a manifestare, almeno una volta all'anno, la frenetica ricerca di appagamento sensuale, dando la possibilità all'individuo di sovvertire quei ruoli e quei valori, nei quali si sente come imprigionato, senza essere condannato da alcuno.

Una volta all'anno, diventa legittimo il curioso bisogno di abolire la propria personalità per assumerne una fittizia, per commettere, sotto una maschera grottesca, le più stravaganti bizzarrie, provando a dire, anche in forma scherzosa, e non solo, tutto ciò che non è consentito dire seriamente, per ridere impunemente di tutto e di tutti.


È stato scritto che il Carnevale è il re del mondo o, meglio ancora, uno strumento del re del mondo; effettivamente nessuna usanza può dirsi più universalmente diffusa e praticata da svariati popoli, diversi per cultura.

Ma, dall'Italia alla Germania, dal Brasile al Nord America, il Carnevale trova la sua espressione massima nell'ambiente cosiddetto cristiano, diventando un efficace strumento di scandalo, ma, nello stesso tempo, strumento che serve a distinguere il cristiano nominale dal cristiano fedele ai sani insegnamenti di Cristo.

C’è da tener presente però che, in quasi tutte le altre realtà sociali e religiose mondiali, troviamo, anche se espresse diversamente, caratteristiche carnevalesche, affine anche nell'estetica: la Festa dei Dragoni in Cina, i rituali e le feste dei popoli della Polinesia, degli Indiani d’America, ed altri.


Riguardo a quello che avviene in questo periodo non abbiamo bisogno di entrare nei particolari, ma basta andare in uno dei posti (e in Italia ormai, purtroppo, c’è ne sono diversi), dove si organizzano le sfilate, per rendersi conto di quello che succede; sicuramente i moralisti lì non si troverebbero a loro agio.

Certamente il solo fatto del guardare un carro allestito con maschere e costumi, non si può classificare peccato, ma il partecipare alle buffonerie e alle gozzoviglie può recare del danno morale e spirituale.

Ma il Carnevale NON è solo quello: Carnevale è principalmente quello che anima le persone all'allegrezza spropositata, alla trasgressione, a quel convincimento che puoi fare qualcosa che non ti è consentito nella vita di ogni giorno e nelle normali relazioni; è uno spirito diabolico vero e proprio che camuffandosi di costumi, colori e caricature innocue trascina le persone nella loro naturale inclinazione, derivante, anche questa, dalla decaduta condizione umana e non ancora rigenerata dallo Spirito di Dio.


In Germania per esempio le maggiori nascite di bambini avvengono nove mesi dopo il periodo del Carnevale, e principalmente di bambini non desiderati, e illegittimi.

È risaputo da tutti anche quello che avviene in Brasile, a Rio de Janeiro.In quasi tutto il Sud e il Centro America il Carnevale viene festeggiato come quello di Rio de Janeiro: sfrenatezza, dissolutezza, sesso facile, scherzi dannosi, sembra di rivedere per qualche giorno, quello che succedeva nelle città di Sodoma e Gomorra di 4.000 fa, prima di essere distrutte.

Nel Carnevale si celebrano molte allegorie, ma il Carnevale stesso è una allegoria, precisamente quella dei Sabba diabolici: mentre danze, orgie, sfregi, oscenità, rituali blasfemi e presenze diaboliche nei Sabba sono reali e tangibili, nel Carnevale queste cose si travestono di permissivismo, incoraggiando le persone agli stessi tipi di peccati, seppur in maniera ridotta.


Un articolo di un giornale di provincia del 1938 riporta, a proposito del Carnevale: “…giovanetti rabbiosi, ragazze frenetiche non sanno rinunciare al turpe divertimento del ballo. Passioni roventi si sviluppano e ardono, affetti pravi che iniziano; mode turpi, nudismo, che si usano; abbracciamenti disonesti che si fanno; peccati che si consumano nel bollore della danza cittadina e negli agiati ritrovi notturni; tresche che si svolgono; onore che spesso si perde; malizie che si imparano“.

Il Carnevale favorisce e incita all'alcolismo, all'adulterio, alle facezie scurrili, alle buffonerie, alle volgarità e alle altre cose contrarie, non solo ai sani comportamenti cristiani, ma anche alla normale moralità vigente negli altri periodi dell’anno.

Un’altro aspetto caratteristico peccaminoso del Carnevale è la mascherata e il travestimento; questi non sono altro che le “braccia” dell’inganno, di cui Satana ne è la personificazione e il generatore, come dice Cristo: “…egli è il padre della menzogna…“.


Il travestimento serve come autorizzazione per esternare alcuni impulsi repressi dalla Legge di Dio che agisce nella coscienza; ovviamente questo è un inganno, e non può essere giustificato colui che pecca in questo particolare periodo dell’anno.

Sicuramente ci sono persone che non si mascherano con intendi malvagi, ma la mascherata e la partecipazione può essere il principio di qualcosa di peggio.

Questo meccanismo malefico lo vediamo anche in alcuni bambini, i quali usando il travestimento, fanno delle burle sia ai loro coetanei che ai grandi.


In nome del Carnevale viene loro concesso di fare delle cose che sono deplorevoli e degni ci condanna negli altri periodi dell’anno.

Forse che il Carnevale ha il potere di trasformare un atto da condannare e peccaminoso in atto lecito e giustificato?
Il danno recato dal peccato è inesistente per il fatto che chi lo commette è vestito con costumi vari?
Con quale autorità la gravità del peccato viene tolta se svolto in questo particolare periodo dell’anno?


Il Carnevale a confronto con la Bibbia.
Nella Bibbia non riscontriamo la parola CARNEVALE, ma spesse volte è sottintesa quando vi sono menzionati i peccati del “mondo” o della “carne”, espressamente fatti in particolari circostanze.

È caratteristico anche il fatto che la parola (in italiano) “carnevale” derivi da CARNE, e forse non intesa soltanto come alimento.

Ci risulta abbastanza ovvio che Cristo, gli Apostoli e la prima chiesa NON celebravano i festeggiamenti del carnevale o cose del genere.


Le feste che praticavano erano solo quelle prescritte da Mosè, la festa dei Purim subentrata nel periodo dell’esilio post-babilonese e quella istituita nel periodo dei Maccabei, l’Chanukka
All'infuori di queste non riscontriamo che gli ebrei (ma anche i cristiani) celebrassero altre feste.

Per quanto ci riguarda, nella vita della Chiesa del Nuovo Testamento non si celebrava alcuna festa, essendo Cristo stesso “nostra Pasqua e nostra festa“, come dice l’apostolo Paolo, essendo anche i frequenti incontri di comunione fraterna, momenti di gioia intensa per via della presenza del Signore.

Come abbiamo scritto sopra, la feste, incluso il Carnevale, sono subentrate in secondo tempo nella realtà cristiana, ma soltanto per accondiscendere ai nuovi convertiti (?), provenienti dal paganesimo.

Nel periodo che va dal 250 d.C. al 500 d.C., tutte le feste pagane sono state progressivamente trasformate in feste “cristiane”, alcune delle quali sono sopravvissute sino ad oggi, Carnevale incluso.


Già al tempo di Mosè e di Giosuè, Dio ha ammonito il suo popolo a non conformarsi e a non adottare gli usi e i costumi licenziosi e peccaminosi dei popoli Cananei.

Lo stesso ammonimento vale per il popolo di Dio del Nuovo Testamento: la Chiesa.
Ancora oggi siamo nel Nuovo Testamento e, come allora, i cristiani si debbono attenere ai comandamenti divini.

Al tempo di Giosuè, il popolo di Dio, entrando nella Terra Promessa, non doveva assimilare e usare le pratiche pagane; al tempo della Chiesa (anche oggi), coloro che si convertono debbono abbandonare le pratiche e gli usi peccaminosi della vita trascorsa senza Dio, prima di conoscere Cristo.


Romani 8:5-9
Infatti quelli che sono secondo la carne, pensano alle cose della carne; invece quelli che sono secondo lo spirito, pensano alle cose dello spirito; e ciò che brama la carne è morte, mentre ciò che brama lo spirito è vita e pace; infatti ciò che brama la carne è inimicizia contro Dio, perché non è sottomesso alla legge di Dio e neppure può esserlo; e quelli che sono nella carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete nella carne, ma nello spirito, se lo Spirito di Dio abita veramente in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, egli non appartiene a lui”.

Galati 5:16-24 e Galati 6:8
Vivete secondo lo spirito e non adempirete affatto i desideri della carne, perché la carne ha desideri contrari allo spirito e lo spirito ha desideri contrari alla carne; sono cose opposte tra di loro; in modo che non potete fare quello che vorreste. Ora le opere della carne sono manifeste, e sono: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte, invidie, ubriachezze, orge e altre simili cose; circa le quali, come vi ho già detto, vi preavviso: chi fa tali cose non erediterà il regno di Dio; e quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri, perché chi semina per la sua carne, mieterà corruzione dalla carne; ma chi semina per lo spirito mieterà dallo spirito vita eterna”.

Efesini 5:3-4
Come si addice ai santi, né fornicazione, né impurità, né avarizia, sia neppure nominata tra di voi; né oscenità, né parole sciocche o volgari, che sono cose sconvenienti; ma piuttosto abbondi il ringraziamento”.

Colossesi 3:5-8
Fate dunque morire ciò che in voi è terreno: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e cupidigia, che è idolatria. Per queste cose viene l’ira di Dio, e così vivevate un tempo anche voi, quando vivevate in esse. Ora invece deponete anche voi tutte queste cose: ira, collera, malignità, calunnia; e non vi escano di bocca parole oscene“.

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