L'Inferno

Breve descrizione della condizione e realtà dell’Inferno, secondo la Bibbia. 

Inferno

Oggi giorno parlare dell’Inferno o credere nella sua esistenza può essere anti popolare… anche in alcuni ambienti “cristiani”.

Per alcuni potrebbe essere ragionevole credere che la descrizione dell’inferno fatta da Dante Alighieri, nella sua Divina Commedia, è frutto della sua fantasia, non per questo, però, dobbiamo ignorare che Dio stesso, prima tramite i Profeti e poi tramite Suo Figlio Gesù e gli Apostoli, ci parla dell’esistenza di quel luogo e condizione di tormento, che Lui stesso ha destinato a durare per l’eternità.

Sembra essere scontato che, come membri di chiesa e credenti di fede cristiana, accettiamo, tra l’altro, uno degli insegnamenti basilari di Cristo, che è l’esistenza dell’Inferno.

Purtroppo molti “credenti”  rifiutano di accettare tale realtà come voluta da Dio e proclamata dalla Chiesa.

Per qualcuno la questione dell’inferno viene aggirata con l’accettazione di ragionamenti e filosofie che alla fine pongono Dio in una posizione di impotenza (alla fine, Dio, non è capace di perdonare tutti), o di troppa magnanimità (alla fine Dio perdona tutti) o, nel peggiore dei casi, nella posizione dell’ingannatore (Dio ha parlato sì dell’Inferno, però non voleva dire che le persone debbono soffrire, etc., etc.).

Quando Dio ha voluto creare tutte le cose che esistono non ha chiesto conto a nessuno, per cui anche se non crediamo e non accettiamo qualcosa che Dio ha fatto, non per questo possiamo dire che non esiste!


COS'É L’INFERNO?

Come punto di partenza dobbiamo fare una distinzione tra il luogo di tormento in cui vanno i peccatori che non hanno voluto ricevere la Grazia, chiamato genericamente Inferno (o Ades, o Regno dei morti), e il luogo, di tormento anch'esso, chiamato “Lo Stagno di Fuoco e di Zolfo“, in cui verranno mandati da Dio, sempre gli stessi, dopo il Giudizio finale o universale, Satana con i suoi demoni, la Bestia, il Falso Profeta, e gli angeli ribelli che sono incatenati nell'Abisso (o Tartaro).

Spesse volte, sia il primo che il secondo luogo, vengono chiamati con lo stesso nome di INFERNO.

La differenza sta nel fattore tempo: nel primo luogo vi vanno tutti i peccatori che sono morti e muoiono prima del Giudizio finale, il secondo luogo è definitivo e sarà attivo dopo la vittoria di Cristo sulla Bestia e sul Falso Profeta (Apocalisse 19:20-21).


Riguardo la condizione di tutti e due i luoghi non vi è differenza: sono luoghi di tormento, di dolori, di sofferenze e di pianto.

Questa realtà ci fa comprendere un aspetto importantissimo nell'economia del Regno di Dio, cioè che la destinazione nell'aldilà si decide solo in questa Terra., cioè "sotto il sole", in questa condizione temporanea a cui Dio ci ha posto.

Per cui tutte le credenze e le ideologie che incoraggiano le pratiche di intercessioni per i morti con i rituali annessi sono speculazioni arbitrarie e falsi insegnamenti atti a deviare le persone dal sano culto, essendo usati specialmente per incrementare l’entrata finanziaria.

Dio lascia al singolo individuo la facoltà di stabilire la propria sorte eterna, e questa sulla Terra, per cui alla morte ognuno sarà portato nel luogo prestabilito: quelli che non hanno voluto credere nel Figlio di Dio alla perdizione eterna, nell'Inferno, senza vedere Dio; quelli salvati, nel Cielo alla presenza di Dio.

Nel Giudizio Universale anche quelli che sono momentaneamente nell'Inferno compariranno davanti a Dio, il quale confermerà loro l’eterna condanna.


Il luogo o condizione INFERNO racchiude diversi concetti biblici che, seppur descritti con termini diversi nelle lingue ebraica e greca, hanno in comune un predominante concetto, che è quello dell’esistenza di una realtà, dopo la cessazione dell’esistenza dell’uomo sulla Terra, di condizione eterna, lontana da Dio e nella sofferenza.

D'altronde, l'atto creativo di Dio e il Suo impegno per la realizzazione della Salvezza dell’umanità (con la necessità della nascita, della morte e risurrezione di Cristo), sarebbero state inopportune in una realtà dove non ci sarebbe una punizione eterna e dove alla fine tutto sarebbe tornato nel nulla assoluto o nella eterna scomparsa dell’uomo malvagio e peccatore; tutte cose, queste, che portano lontano dall'insegnamento di Cristo e completamente fuori dal Cristianesimo.


Anche se, per alcuni, la dottrina dell’Inferno non è reputata essere dottrina centrale del Cristianesimo, possiamo tranquillamente dire che è, insieme alle altre, un insegnamento importantissimo, per cui negando la sua esistenza saremo costretti a rifiutare le altre che sono ad essa collegate.

Tutte le dottrine e gli insegnamenti fondamentali di Cristo sono vitali per il credente, come lo sono i raggi della ruota della bicicletta, per cui venendone a mancare uno, viene compromessa la funzionalità della ruota stessa.


I termini che riscontriamo nelle lingue bibliche sono:

Abyssos (greco), cioè “abisso” o “inferi”; in particolare: “prigione di alcuni demoni e degli angeli ribelli in punizione”, dei passi di Luca 8:31 e Apocalisse 9:1; un significato simile è attribuito a “Tartaros” di 2 Pietro 2:4.

Sceol (ebreo), ovvero Ades (greco), comunemente chiamato “Inferno” e “Soggiorno dei morti”; è il luogo provvisorio ed intermedio di soggiorno dell’anima della persona deceduta sino alla resurrezione finale.

Lì Gesù è andato a predicare il Vangelo agli spiriti dei morti (1 Pietro 3:19, 4:6), ed è pure da lì che, salendo in Cielo, ha liberato molti che erano prigionieri, portandoli con se (Efesini 4:8).

Quindi Sceol o Ades, adesso, dopo la resurrezione di Gesù, è la condizione e il luogo dove sono le anime di coloro che saranno giudicate e condannate da Dio, ed è tutt'ora un luogo in cui si soffre.


Geenna (greco) è l’Inferno finale di fuoco e zolfo, o “Stagno ardente di fuoco e zolfo” di Apocalisse 20:10 e 20:15.

E’ il termine tradotto in greco dell’aramaico “gehinnam”, cioè “valle di Hinnom”, un luogo a sud di Gerusalemme, dove al tempo del dominio cananeo venivano eseguiti sacrifici di bambini tramite roghi e che valeva come luogo di giudizio divino.

Al tempo di Gesù era usato come immondezzaio, che ardeva perennemente.

Quando Gesù parla di questo luogo non si riferisce al luogo geografico, ma a quello che esso rappresenta, cioè il luogo della punizione.

Dunque i passi della Bibbia che ci parlano di queste realtà non ci vogliono trasmettere dei concetti puramente simbolici, come vogliono credere quelli che rifiutano il sano insegnamento di Cristo per abbracciare le tesi dell’Annichilismo e del Condizionalismo, ma ci descrivono, seppur aiutati da figure immaginarie, delle realtà presenti e future.

La Geenna, o lo Stagno di Fuoco e di Zolfo sono veramente dei luoghi in cui si soffre.

Gli elementi del fuoco e dello zolfo possono essere immaginari, ma quello che la Parola di Dio ci vuole trasmettere sono gli effetti che questi elementi hanno sulla persona, e sono effetti che causano dolore e sofferenze.

Infatti, dice ancora la Gesù: “…lì sarà il pianto e lo stridor di denti“.


Inoltre, si deve distinguere tra la cessazione della vita fisica e la morte eterna.

Noi uomini creati ad immagine e somiglianza di Dio siamo spirito, abbiamo un’anima ed un corpo; come dice l’Apostolo Paolo: “…abitiamo in questa tenda (corpo)“.

Quando, per una qualsiasi causa di infermità, malattia o incidente, il nostro corpo non è più in grado di funzionare, diciamo che “si muore”, alla nostra anima viene a mancare quella condizione che le permette l’esistenza sulla Terra, o meglio ancora, sulla superficie della Terra.

Questa è la morte fisica, la cessazione della vita del corpo.

La morte eterna, invece, è la condizione di mancanza di vita divina per l’eternità.

E’ chiamata anche “Morte seconda” in Apocalisse 20:14 ed è rappresentata come uno stagno dove bruciano continuamente elementi infiammabili.


Così quando leggiamo nella Bibbia che l’uomo che muore viene posto nella tomba e li non si ricorderà più niente, vuol dire che il corpo, creato o trasformato da Dio dalla polvere della terra, ritorna alla terra (in polvere) da dove è stato tratto, ma l’anima scende nel soggiorno dei morti (Sceol-Ades-Inferno).

In ebraico, il termine “tomba” è “queber”, in greco “taphos” e “mnemeion”.

Sono tutti termini differenti da quelli sopra descritti per la condizione dei perduti, e rappresentano e descrivono condizioni e luoghi diversi.

E' una illusione volontaria il fatto di considerare termini come: “stagno ardente”, “fornace ardente”, “pena col fuoco eterno”, “fuoco inestinguibile”, “verme che non muore” e “tormento eterno” delle  descrizioni simboliche, ma, effettivamente, quello che ci vogliono trasmettere è una realtà spaventosa, lontano da Dio, nelle tenebre, nelle sofferenze e nei tormenti in modo definitivo, costante e duraturo.


L’indicazione perentoria di tali dolori nello Sceol o nella Geenna, non si possono paragonare a un’estinzione o annientamento dell’esistenza.

Se l’uomo fosse veramente annientato all'atto della morte terrena sarebbero superflui e incomprensibili i riferimenti al “fuoco eterno” o “inestinguibile”, al “verme che non muore” e alle relative sofferenze.

Da nessuna parte della Sacra Scrittura si trova una chiara prova del fatto che questo “fuoco” rappresenta un atto unico di annientamento che dà termine all'esistenza dell’individuo, si denota, invece, la sua eterna durata.

Per descrivere la realtà della punizione, della sofferenza e della lontananza eterna da Dio, la Bibbia utilizza costantemente concetti che richiamano orrore, dolore e sofferenze.

Per esempio, la Geenna non rappresenta qualcosa di irreale, temporaneo e vuoto, ne qualcosa che annienta definitivamente, ne un luogo di condizione intercorrente fra le varie reincarnazioni, ne un luogo di purificazione come il Purgatorio.


Alla fine anche  “la morte” e “il soggiorno dei morti” saranno gettati nello Stagno di Fuoco (Apocalisse 20:14).

Questo ci descrive:

1) il passaggio dei morti, da una condizione temporanea di sofferenze ad una condizione finale di eterna perdizione;

2) la fine della funzione dello Sceol da “anticamera dell’inferno”; così, seppur ve ne fossero rimasti alcuni, anch'essi si troverebbero nella eterna e finale destinazione, dentro lo Stagno di Fuoco.


RIFLESSIONE

Accettare l’insegnamento dell’INFERNO e descriverlo, non significa gioire ed essere felici per le molte anime che vanno in quel luogo di tormento.

Nella Bibbia sta scritto che Dio non si compiace nel peccatore che perisce, ma desidera che ogni persona giunga alla conoscenza della verità per poter scegliere per la sua Salvezza.

Purtroppo, ed a malincuore, dobbiamo costatare che, o per ignoranza, o per negligenza, o per libera scelta, molte persone vivono la propria vita vicino alla religione ma lontano da Dio.

Anche noi come figli di Dio ci associamo al sentimento di Dio, e il solo scopo di questa modesta iniziativa è quello di servire come monito ed avvertimento per coloro che consapevoli o inconsapevoli sono sulla strada che li porta all’Inferno.


Gesù ha detto: “ …due sono le vie: una stretta ed angustia che porta alla vita, e pochi sono quelli che la prendono; l’altra larga e spaziosa che porta alla perdizione, e molti sono quelli che vi si incamminano” (Matteo 7:13-14).

La strada che conduce all’Inferno è, prima di tutto, una strada (trascorrere la vita) senza la Salvezza e senza Dio; è la strada del peccato e delle concupiscenze; della realizzazione dei propri desideri ad ogni costo, anche recando del male al prossimo.

Strada” significa: “trascorrere la vita”, “seguire una tale decisione”, “fare una tale scelta”.

E’ una decisione che prendiamo noi, conseguentemente alla libertà che Dio ci ha dato.

La strada della politica corrotta, della religione formale, della scienza senza Dio, delle filosofie e delle dottrine ingannatrici e dell’egoismo, è la strada che tira dritto per l’Inferno.


Il rimedio per evitare ciò è “cambiare strada”, RAVVEDERSI, cioè: decidere di fare la volontà di Dio e arrendersi all'amore di Cristo, colui che può perdonare tutti i nostri peccati ed assicurarci una vita eterna vicino a Dio e fuori dall'Inferno.

Questo è il nostro desiderio per tutti.


FALSE OPINIONI

Quelle che seguono sono alcune delle false idee sull'Inferno, purtroppo molto diffuse, che in alcuni casi nascono da una lettura distorta della Scrittura, mentre in altri casi sono del tutto arbitrarie:

1) Universalismo

Insegna che alla fine tutti saranno salvati. “Iddio è troppo buono per escludere qualcuno dal Cielo”, è l’argomento preferito da questa teoria, la quale è contraddetta e smentita da versetti come Romani 6:23, Luca 16:19-31, Giovanni 3:36 ed altri.

In realtà, quello di escludere i peccatori dal Cielo è un atto di misericordia di Dio, perché un peccatore corrotto sarebbe infelice in Cielo come sarebbe infelice un santo di Dio all’inferno.


2) Restaurazionismo

Insegna che la punizione all’inferno non è una punizione eterna, ma un’esperienza temporanea che ha lo scopo di purificare il peccatore e renderlo adatto per il Cielo.

Se le cose stessero così, le fiamme dell’inferno avrebbero maggiore potenza del sangue di Cristo.

Inoltre, l’esperienza ci insegna che la punizione in se stessa non è rigeneratrice: può frenare, ma non trasformare.

Inoltre, secondo Matteo 25:41, se la punizione degli empi ha un termine, deve averlo anche la felicità dei giusti.


3) Seconda opportunità

Afferma che tutti avranno una seconda opportunità di accettare la salvezza, tra la morte e la risurrezione.

Le Scritture, però, insegnano che al momento della morte il destino eterno dell’uomo è fissato (Ebrei 9:27).

Inoltre, se la gente pensasse di avere un’altra opportunità, chi approfitterebbe della prima?

E se essi trascurano la prima opportunità, per le leggi della natura umana saranno ancora più deboli quando dovranno approfittare della seconda.


4) Annichilazionismo

Insegna che Dio annienterà gli empi.

L’Annichilazionismo trae questo insegnamento da una lettura errata di versi come II Tessalonicesi 1:9 ed altri passi, che dicono che gli empi saranno distrutti.

In realtà nelle Scritture, questa parola non significa annichilimento, ma rovina.

D'altronde, se la parola “distruzione” in questo versetto significasse annichilimento, la parola “eterna” sarebbe superflua, perché l’annichilimento dura per sempre.

Nell'ambito di questa teoria vengono citati anche dei passi che mostrano la morte come punizione per il peccato.

Ma in questi casi il riferimento è alla morte spirituale, non a quella fisica, e la morte spirituale significa separazione da Dio.

La promessa della vita, fatta da Dio a colui che ubbidisce, non significa il dono dell’esistenza, perché questa la posseggono tutti.

E se la vita come ricompensa non significa il dono della semplice esistenza, la morte come punizione non significa la perdita della semplice esistenza.


Abbiamo visto che sono quattro teorie contro una verità, ma alla fine prevarrà l'unica verità della Parola di Dio, perché "cielo e Terra passeranno, ma la parola di Gesù rimane in eterno" (Luca 21:33).


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